Post

Quality Time Remaining

Da quanto tempo non scrivo? Wow! Il mio ultimo post risale al 13 novembre 2022 e non ho memoria di avere scritto qualcosa successivamente, nemmeno al di fuori da questo spazio.  Quality Time Remaining  diceva oggi Denina. Io credo di star avendo molto tempo di qualità nella mia vita, nella mia quotidianità intendo, oltre che nelle occasioni straordinarie come le vacanze, gli eventi, le sorprese. E se oggi dovessi dire cosa mi manca davvero nella mia vita, sarei in difficoltà. Certo, il neo del lavoro, ma non posso esattamente definirla una “cosa che va male”. Vorrei un lavoro più vicino a quello che sono, che mi piaccia e che non mi sprema così, che segua regole più vicine alle mie.  E continuerò a cercarlo. Ma, intanto, cerco di vedere il fatto che è una buona posizione con un discreto stipendio, e di concentrarmi su che cosa ancora posso imparare da questa esperienza: il distacco emotivo dalle situazioni di stress, la fiducia in me, il relativizzare.   Scrivo sulle note di Nino Bonoc

Buona vita. Vita buona

Corri, vai, performa, vinci. Impegnati ad essere bravi, perfetti, infallibili, ci dimentichiamo di vivere.  Sono passati oltre tre mesi dalla mia fine terapia e per la prima volta guardo in faccia la paura di non farcela a camminare con le mie gambe. Anzi, come se dentro di me già lo sapessi e non stessi aspettando altro che l’occasione per dirmi “te lo avevo detto”. Come se cadere fosse una sconfitta, come se l’ipotesi di fare ancora un pezzetto fosse una debolezza, come se temessi che sì mi sono dimenticata tutto, non è servito a niente. E così: schiena dritta, testa alta, non ci si perdona nulla. O ce la faccio, oppure no.  E quello vuol dire tutto. Una mamma severa che sta dietro alla sua bambina a cui hanno appena tolto le rotelle. Non mi fido della bambina, ma nemmeno della mamma. E il lavoro offre come sempre l’occasione perfetta. Forza, di più, metti a posto, sii la migliore, non mollare, non sbagliare, non cedere. Dimostralo. Che ti succede? Stai andando in crisi. Lo sapevo, n

Fughe

Mi manchi foglio bianco. Mi mancate parole che sgorgano senza filtro. Dita morbide sulla tastiera. Pensieri sparsi, emozioni libere, sguardo assorto. Mi manco io, a volte. Sopraffatta come sono dalle incombenze quotidiane, ho paura di dimenticarmi di me, di quello che conta davvero. Ho paura di perdere la fiducia. Anzi, di non averla trovata affatto.  Vedo questo mondo lavorativo che non mi piace, vedo i disagi individuali, le ferite psicoemotive, mascherate, anzi sublimate e sfruttate per arrivare lì, più avanti, più veloce; e dentro fermi.  Non vorrei essere lì, non lo sono, lo so. Lo so?  Sento dentro un tremore, impallidisco, mi incupisco e poi mi arrabbio, ogni giorno. E’ la paura. Mi manca il mio gruppo, mi manca Marcello. La terapia ora è convincersi di aver finito terapia, comprendo adesso le parole di Marcello. Sono felice, questo non lo posso negare, non ME lo posso negare. Faccio mille cose che desidero fare, ci sono per me, eppure ho ancora un pezzetto di tranquillità inter

Sguardi

Stasera facendo la doccia osservavo il castello. Mi sono ricordata quanto è bello lo sguardo da qui. Lo vedo ogni giorno, e quasi me lo stavo dimenticando.  Succede proprio così, quando credi di averlo imparato (Come si chiama? Memoria implicita? Ora che lo sto pure studiando). Basta davvero un secondo per dimenticarsi tutto? No, non succederà. La paura più profonda, ma questo lo rivelano solo i miei sogni, è quella di tornare indietro. La casa dei miei genitori, dover chiedere loro aiuto, ritrovarmi dove sono partita. Non sono più quella Eli. Eppure me lo devo ripetere ogni giorno e rafforzare la credenza nell’intimo, che ancora è flebile. Ok, lo faccio. Mi ridico che vado bene così, che non devo dimostrare nulla, che sono in gamba e che ce la faccio. Ma anche che me la posso godere, che ho diritto e mi merito il piacere.  Provo a convincermi che se sbaglio non succede niente, che sono amabile anche se non sono perfetta. Che non mi lascio più sola. E anche se dovesse andare tutto a ro

Lettera ad un amico

Caro Amico ,   avevo voglia di condividere con te questo momento. E anche se non ci sei fisicamente qui, la scrittura arriva ovunque, proprio come il cuore.   Ci sono alcuni momenti in cui mi sento davvero fortunata e felice, della mia vita, della mia persona. Ho iniziato l’università, che belli questi argomenti! Al lavoro i soliti intoppi, in generale questo contesto mi spinge sempre più verso sfumature del mondo e parti di me che non mi piacciono. Ma ho un buono stipendio, un’auto nuova e molte cose mi riescono bene. La ricerca della modalità di relazionarmi a tutti questi colleghi diversi mi sta insegnando qualcosa e mi sarà certo utile anche per il futuro.  Ho vicino persone che mi piacciono e a cui voglio bene. Mi manca Marcello e soprattutto quei ragazzacci dei gruppi.  E poi c’è l’amore. Nessuno (ok eccetto tu) me lo aveva detto che fosse un fiore così delicato, che ha bisogno di essere annaffiato ogni giorno. E’ molto bello e prezioso vivere con una persona così amorevole, pazi

Estate

Sabato prossimo a quest’ora saremo nel borgo di Eze. Non vedo l’ora. L’attesa del piacere è essa stessa il piacere, dicono. In verità mi sento davvero desiderosa di andare in vacanza. Di staccare, fermarmi. Di stare. Concedermi uno spazio indisturbato. C’è bisogno di ricordarselo costantemente, forse lo dovrò fare per sempre. Alcuni principi non sono acquisiti e basta, ma vanno tenuti vivi. Mi sono demoralizzata in queste settimane per essermi un po’ abbandonata. La gestione delle relazioni lavorative, trovare con ogni persona il modo ottimale per ottenere ciò che si vuole, non è cosa da poco. Sono sicura che anche questo rappresenti uno scalino nella mia crescita, indipendentemente da quale sarà la mia collocazione futura. Solo che ora ci sono in mezzo.   “La via dell’artista” (J. Cameron), il percorso che sto seguendo per lo sviluppo della creatività e il recupero del proprio io bambino, sta togliendo un po’ di spazio a questo blog. Ma ci ritornerò. Questo è il mio spazio e non inten

Ogni fine è un inizio

Lunedì 27 giugno ore 22.30, penultimo gruppo di terapia. Sto scrivendo di fronte al lago, il mio adorato lago. Quanto amo questo suono e questo profumo, tutto mi culla e mi avvolge. Ogni tanto porto il naso all’insù: chissà che veda anche qualche stella cadere. Avevo un'incredibile voglia e bisogno di scrivere, di immortalare questo momento nelle parole. Mi mancheranno quei ragazzi, ho dato tanto e ricevuto ancora di più. Stasera i feedback mi hanno commosso. So che porto tutto dentro di me, ogni parola, ogni lacrima, ogni urlo e ogni momento in cui ho detto “Basta, io mi fermo”. Ma sono andata avanti. Non sono finite le paure, non sono spariti i fantasmi, non se n’è andato il dolore. Ma lo so riconoscere. Esprimere. E accettare. Mi hanno detto che una terapia finisce non quando va tutto bene, ma quando hai la consapevolezza che anche se tutto andasse male, tu resti. Questo è il dono più grande che ho acquisito. E anche la sicurezza. Perché non dipende da niente di quello che ho in